Progetto di Riqualificazione di Piazza Sempione, Roma, III Municipio, 2020
L’obiettivo principale del progetto è stato quello di realizzare uno spazio vivibile, uno spazio pubblico dotato di tutte quelle caratteristiche che lo rendono pubblico: un’area ampia, pedonale, pavimentata con materiali di pregio, in cui camminare, giocare, sostare, sedersi a leggere un libro,… dotata di verde pubblico, di un’isola verde, di sedute, di un muro di separazione tra la viabilità e lo spazio pubblico. Il progetto prevede di definire uno spazio pubblico riconquistato all’uso dei cittadini attraverso un nuovo disegno della piazza che accolga gli usi che attualmente questi fanno dello stesso, come ad esempio la sosta di fronte all’ingresso del municipio o l’attesa per l’ingresso agli uffici postali collocati sull’angolo nord ovest della piazza. Si prevede inoltre di collocare ex novo una fontana, elemento acqueo che rimanda al fiume Aniene.
Un’area con vista, verso la città giardino circostante, verso Roma.
Verso un “monumento”, la chiesa di Giovannoni, al centro dell’esaltazione prospettica e verso la sede del Municipio III. Un luogo in cui riconoscersi, figlio della memoria sedimentata, figlio della storia del luogo stesso. E insieme uno spazio minimalista, contemporaneo, come un abito di Jil Sander addosso a una bella donna, come un interno di John Pawson in una residenza di qualità.
Il progetto appare completo, congruente con le istanze sottese, esplicito.
Quasi ovvio.
Il progetto vuole essere, porsi come il frutto di un pensiero radicato nella/alla storia del luogo. Non è e non vuole porsi come semplice operazione mimetica, ma come un ripensamento critico che usa alcune risorse presenti, ma non completamente espresse, per farle diventare indicazioni spaziali della vita futura.
In questo senso il progetto mette a sistema l’idea delle stratificazioni del passato, come “risorsa” per l’oggi. Una “risorsa” (parola densa), non una semplice operazione di sottolineatura di identità (parola vacua e pericolosa).
Il progetto non cerca infatti una presunta identità della piazza, ma riflette su una serie di sue condizioni, anche inespresse, e su queste lavora con scelte che, condivise con l’Amministrazione, paiono equilibrate, giuste e forse, in qualche modo, interessanti.
Scelte che vorrebbero, per piazza Sempione, un nuovo pezzo di città (giardino) “riconquistata”.
Un progetto, anche, che in qualche modo vuole affrontare la questione attraverso una possibile ri lettura con gli occhi (reinterpretati) di Gustavo Giovannoni:
una ri lettura sperimentale collocata tra la corrente archeologica, a favore di un mantenimento dello stato di fatto del monumento, e il restauro stilistico, che sostiene il ripristino di un ipotetico stato originario, favorendo opere di consolidamento e di manutenzione, di “architettura civile”, da realizzare attraverso l’uso di tecniche moderne, senza perdere mai di vista il rispetto per tutte le parti (la piazza, il quartiere, il fiume, la città giardino). Un metodo “giovannoniano” che consiste nel prevedere gli interventi possibili del/nel restauro/rinnovamento/trasformazione: consolidamento, anastilosi, liberazione, ma soprattutto completamento e innovazione.
Un metodo che vuole occuparsi, riprendendo Giovannoni, degli aspetti costruttivi e stilistici, facendo luce su problemi di tipo architettonico e spaziale. Altro tema importante il rapporto tra il nuovo e l’antico, cioè tra storicità e contemporaneità degli edifici e della piazza.