Tre sperimentazioni per il Terzo Millennio Guadalupe, Estonia, Nigeria Biennale di Venezia, 2000
Maurizio Bradaschia, Trieste, 1962. Livio Sacchi, Napoli, 1955. Maurizio Unali Roma, 1960 (Il Progetto).
Guendalina Salimei, Roma, 1962- Roberto Grio, Roma, 1959 (T-studio).
Luca Braguglia, Roma, 1965 with con Stanislao Cantono Di CevaT, Roma, 1967.
Francesco Ruperto Curini, Roma, 1971. Gianluca Graziani, Milano, 1969. Luca Milan, Genova, 1967. Francesco Ruperto, Roma, 1970. Paolo Tarquini, Roma, 1974.
I progetti si caratterizzano, nei diversi contesti, su registri diversi.
I luoghi, i contesti, le città trattate rappresentano sviluppati, estremi, paradigmatici casi studio di città come frontiera della modernità globalizzata.
La forma urbis è fondata sulla dialettica fra l’organizzazione regolare cartesiana propria del damier storico di tanti insediamenti coloniali e non, e il labyrinthe, che caratterizza invece quelli spontaneamente sorti, frutto di apporti culturali autoctoni, spesso molto antichi e, in Guadalupa come in Nigeria, in contrapposizione al disegno urbano dei governi di origine europea. I due modelli convivono all’interno del progetto e determinano, con la loro inclusiva interazione, il capovolgimento di quella pedagogica “esclusione” dal territorio e dal contesto naturale che era posta a fondamento dell’urbanistica e quindi della vita stessa delle città coloniali.
La percezione dei luoghi consente di modificare radicalmente la definizione degli spazi di connessione, delle infrastrutture, della “strada”, provocando un processo di modificazione che, con la sua forza catalizza l’attenzione e neutralizza o per lo meno rende secondaria l’assenza di qualità del tessuto preesistente.
L’energia del progetto architettonico consente la stratificazione di un sistema complesso di funzioni e di attività interagenti tra loro tipiche della città contemporanea.
La dimensione simbolica e metaforica ne configura la forma come un colossale totem orizzontale, una porta urbana posta in uno dei punti di transizione fra aree più apertamente periferiche e aree più densamente urbanizzate.
La proiezione infrastrutturale propone una riorganizzazione dei flussi, un nuovo rapporto fra la strada e il quartiere, una nuova interazione fra una struttura di connessione metropolitana e il tessuto architettonico.
Concorso Internazionale “Città Terzo Millennio” – segnalato
Three experimentations for The Third Millennium Guadalupe, Estonia, Nigeria. Venice Biennial, 2000
These projects can be distinguished by different registers in different contexts.
The sites, the contexts, the cities dealt with represent developed, extreme, paradigmatic case studies of cities intended as a border of globalized modernity.
The urban form: it is founded on the dialectics between the regular Cartesian organization typical of the historic damier of lots of colonial and non-colonial settlements, and the Labyrinthe, which characterizes the spontaneously arisen settlements, result of autochthonal cultural, often very ancient contributions, and, in Guadalupe such as in Nigeria, in contraposition to the urban drawing of European origin governments. The two models live together within the project and determine the upturn of that pedagogical “exclusion” from the territory and natural context which was at the basis of the city planning and therefore of the life of colonial cities with their inclusive interaction.
The perception of the places: it allows to radically modify the definition of the spaces of connection, infrastructures, “road”, creating a modification process which, with its strength, catalyses the attention and neutralizes, or at least makes the absence of the quality of pre-existing material secondary.
The energy of the architectural project allows the stratification of a complex system of functions and activities interactive among themselves, typical of the contemporary city.
The symbolic and metaphorical dimension gives a configuration to the form as a colossal horizontal totem, an urban door which is in one of the transition points between the more openly suburban and the more densely residential areas.
The infrastructural projection proposes a rearrangement of the flows, a new relationship between road and district, a new interaction between a structure of metropolitan connection and architectural fabric.